TRA IL 10 E IL 14 MARZO ABBIAMO VISITATO LA REGIONE DI KOSOVO E METOCHIA PER TERMINARE ALCUNI PROGETTI E INIZIARNE DI NUOVI
Il volo da Verona verso Pristina è in calendario ogni sabato e mercoledì e per questo tipo di viaggi “toccata e fuga” è l’ideale perché ci permette di essere in poco più di un’ora direttamente nella regione e iniziare fin da subito a incontrare le persone e le associazioni con cui collaboriamo a distanza durante il resto dell’anno.
Il volo è pieno e purtroppo un po’ in ritardo ma la compagnia e gradevole e il tempo passa in fretta.
Questa volta siamo in quattro: Dejan, Dusan, Ettore e Fabio; in rappresentanza di tre associazioni: l’Unione dei Serbi in Italia, Koreni e naturalmente LOVE. Durante gli scorsi mesi abbiamo lavorato insieme su alcuni progetti e in questi giorni li porteremo a termine.
All’aeroporto internazionale di Pristina, intitolato al terrorista fondatore dell’UCK Adem Jashari, ci aspetta Nebojisa e alcuni amici dell’associazione “Zar Lazar” di Priluzje, un’enclave a circa mezz’ora di strada a nord di Pristina.
Ceniamo e pernottiamo a Mitrovica ed è l’occasione per saldare il rapporto con l’associazione Zar Lazar iniziato qualche mese fa, progettare nuove iniziative e sostenere concretamente il loro lavoro con il dono di un computer portatile. Sono una settantina di persone che si danno da fare per migliorare la vita delle persone rimaste e cercare di favorire il ritorno delle famiglie scappate. Anche se nati da poco hanno già fatto grandi cose e siamo sicuri che questo è solo l’inizio di una bella collaborazione e soprattutto di una grande amicizia.
Il giorno successivo visitiamo Mitrovica. Ogni volta che veniamo c’è qualcosa di nuovo e, nonostante il terribile omicidio di Oliver Ivanovic qualche settimana fa, non si respira un’aria di tensione. La strada di fronte al famoso ponte, nella parte nord della città, quella serba, è diventata pedonale e la filodiffusione regala note anni ’80. Davanti al ponte stanno costruendo una rotonda e la presenza di forze internazionali e fortemente ridimensionata: solo una camionetta di carabinieri discretamente parcheggiata un po’ distante, mentre da un lato e dall’altro del ponte stazionano agendi della KP (Kosovo Police).
Visitiamo la chiesa, ci fermiamo per un caffè e una rakija con il prete, il monastero di Sokolica dove, proprio all’entrata, hanno innalzato altissime bandiere albanesi (sic!) per il nuovissimo museo dedicato a Isa Boletini eroe della “Grande Albania”, e poi imbocchiamo la strada “del gatto” verso le enclavi di Osojane e Zac. Poco distante visitiamo anche la famiglia di un’amico che oggi vive a Bassano del Grappa e che da sette anni non può rifare ritorno. La sua casa è stata bruciata e i danesi, come in molte altre zone del Kosovo, hanno ricostruito delle piccole casette a sostituzione. Suo fratello ci chiede di salutarlo e fargli sapere che tiene buona cura della sua casa in attesa che torni.
Visitiamo quindi il Patriarcato di Pec e il Monastero di Decani due esempi meravigliosi dell’arte cristiana ortodossa nella regione e che ancora oggi sono sottoposti a protezione; soprattutto Decani dove esistono veri e propri check point militari per potersi avvicinare gestiti dalle forze armate italiane. La sera arriviamo all’enclave di Velika Hoca per la notte.
IL PROGETTO POMOC
La mattina partiamo presto alla volta di Gracanica, una grande enclave serba confinante con la periferia di Pristina e creatasi all’indomani dei bombardamenti del ’99 quando tutti i serbi si riunirono attorno al monastero fondato nel 1321 per ricevere protezione … e da dove non se ne sono più andati.
Siamo venuti qui per incontrare Sonja, dottoressa del locale Poliambulatorio, e consegnarle i kit medici realizzati grazie al progetto Pomoc per assistere gli anziani a domicilio. Incontriamo anche la direttrice e condividiamo un po’ la storia incredibile di quello che da un semplice ambulatorio con 30 dipendenti è diventato un poliambulatorio con 560 tra medici e impiegati … a seguito della cacciata del personale serbo dal sistema sanitario della neonata “Repubblica Kosova”.
Cogliamo l’occasione anche per visitare il monastero e l’ambulatorio del progetto “Cuore Fratello” a cui Dusan con l’Unione dei Serbi in Italia ha contribuito in maniera sostanziale.
Visitiamo anche il centro culturale, ricavato in un vecchio edificio iugoslavo che nel tempo è stato ampliato, migliorato e adattato. Oggi ospita esposizioni d’arte, una biblioteca, un grande teatro per le rappresentazioni per i bambini e gli adulti, corsi universitari e uno dei migliori gruppi di danze tradizionali dell’intera Serbia a cui assistiamo per un po’ agli allenamenti.
IL PROGETTO FAGIOLO
Partiamo quindi alla volta di Novo Brdo, dove ci aspetta Svetlana e le Cucine Popolari. E’ un’organizzazione straordinaria nata nel 2000 e che ogni giorno, con il sole, la neve o la pioggia, sfama migliaia di famiglie in difficoltà. Donando loro lungo la strada un po’ di zuppa e una pagnotta a persona. E’ diversi anni che cerchiamo di contribuire nel nostro piccolo all’enorme lavoro di Svetlana e di tutti i suoi collaboratori. Lo abbiamo fatto costruendo serre e negli ultimi tre anni fornendo una fornitura di un ingrediente specifico: la farina, l’olio e quest’anno i fagioli (da cui appunto il “progetto Fagiolo“).
Visitiamo lo stabilimento di Prekovce, la nuova struttura in costruzione che sarà dedicata all’allevamento dei maiali e andiamo a visitare le serre che abbiamo costruito qualche anno fa e che funzionano perfettamente (vedi il progetto: Le serre di Svetlana). Nel tardo pomeriggio finalmente ci fermiamo per pranzo ed è l’occasione per parlare un po’ con Svetlana su come vanno le cose. La situazione non è per nulla migliorata dall’ultima volta e le persone che chiedono aiuto alle Cucine Popolari aumenta sempre. Non sono solo serbi, anche albanesi, egiziani e gerani e naturalmente i responsabili delle cucine sul territorio verificano sempre, e tengono monitorato nel tempo, che la richiesta di aiuto sia effettivamente fondata.
La sera siamo a Prizren e dopo la visita della città di fermiamo in un bar dove brindiamo con giovane albanese che ci dice con orgoglio che lui non lavora e che spaccia droga, concludendo con un “viva l’Italia” …
ORAHOVAC E PRILUZJIE
La mattina del giorno successivo visitiamo la scuola elementare dell’enclave di Orahovac dove qualche mese fa avevamo realizzato il progetto A Bag full of Love per aggiornarci su come stanno andando le cose e verificare se è possibile essere in qualche modo utili. Mentre il pomeriggio, dopo una breve visita di Gazimestan – il monumento eretto a ricordo della battaglia di Kosovo Polje del 1389 – incontriamo nuovamente l’associazione “Zar Lazar” per visitare la scuola, l’ambulatorio, la chiesa e alcuni progetti da loro realizzati.
Sono stati giorni intensi, pieni di incontri, di persone belle e di storie molto tristi e, come al solito, le cose da fare sono veramente molte. Faremo naturalmente quanto possibile per cercare di essere utili a questo popolo che, con enormi difficoltà e quasi dimenticato da tutti, continua caparbiamente a tenere vive le proprie tradizioni e vivere dove ha da sempre vissuto e creato luoghi e opere meravigliosi.