Un grande successo di pubblico e partecipazione ha accompagnato il nostro classico appuntamento di Dicembre.
Quest’anno a Pordenone, si erano dati appuntamento Padre Sava, il Prof. Massimo Cacciari e il Dott. Andrea Marcigliano per dialogare attorno al tema: Kosovo e Metohija, alla ricerca delle radici identitatrie europee.
Purtroppo l’inclemenza metereologica di Kosovo e Metohija e la compagnia aerea BelleAir che ha anticipato di quattro ore la partenza, hanno impedito la partecipazione di Padre Sava all’evento, bloccato dalla troppa neve al Monastero di Decani.
In compenso è riuscito a confermare l’appuntamento, Padre Andrej, pro-rettore del Seminario di Prizren e forse, il più italofono tra i monaci serbo ortodossi.
Nella splendida cornice della Sala Consiliare della Provincia di Pordenone, gremita da un centinaio di partecipanti, ha inaugurato i lavori, il Presidente del Consiglio Provinciale, dott. Mario Zambon, portando il saluto istituzionale della Provincia di Pordenone.
Il prof. Cacciari ha introdotto la propria riflessione sul tema identitario, partendo da un’analisi storica degli eventi, sottolineando l’importanza artistica del sito di Decani e la funzione unica di ponte tra la cultura occidentale e orientale. Il filosofo, ha poi proseguito, rammentando la necessità di recuperare l’eredità delle tre Roma, Roma, Istanbul e Mosca, quale collante per la compiuta identità europea.
Andrea Marcigliano ha illustrato il quadro geopolitico dell’area, rimarcando la necessità di individuare una soluzione costruttiva al problema Kosovo che tuteli le minoranze e consenta lo sviluppo della regione. La pacificazione dei Balcani è un’esigenza europea e occidentale ed è nell’interesse di tutti che non consista semplicemente in uno slogan, ma diventi l’obiettivo condiviso e strategico delle forze che operano nel teatro.
Padre Andrej, ringraziando gli amici di “Love” e l’associazione “Amici di Decani”, ha tenuto a precisare che sono queste iniziative, che tengono vivo l’interesse per il Kosovo e non consentono l’oblio. Ha puntato la propria speranza su nuovi processi educativi da proporre alla comunità albanese, per costruire un nuovo modello di conoscenza e tolleranza reciproca.