Obiettivo: fornire un generatore alla scuola elementare di Gornje Kusce per ottimizzare il riscaldamento delle aule
La disgregazione della Yugoslavia e lo scoppio dei conflitti che hanno insanguinato la regione dei Balcani negli anni ‘90 non hanno esaurito ancora i loro effetti negativi sulla regione, traducendosi in una situazione di grande difficoltà nell’affrontare la vita di tutti i giorni, soprattutto da parte delle minoranze della regione. A più di vent’anni dalla fine del conflitto (1999) e a quasi quattordici dalla dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo (2008) la situazione è tutt’altro che pacificata o normalizzata: violenza, traffici illeciti, soprusi e illegalità costituiscono la spina dorsale della regione, come sostenuto da Consiglio d’Europa, Eulex, Kfor, Interpol, ecc. Il Pil sommerso del Paese è quasi esclusivamente generato dal traffico di stupefacenti, tanto da battezzare la regione come la “Colombia nel cuore dell’Europa”.
IL RITORNO DEI PROFUGHI
Il numero degli sfollati che hanno dovuto abbandonare le proprie case e proprietà in seguito ai conflitti e ai bombardamenti NATO e che cercano di rientrare a casa è, in questi anni, in costante diminuzione mentre si moltiplicano le persone che abbandonano le loro case e si trasferiscono in cerca di una vita “normale”. Dal 1999 sono stati registrati migliaia di attacchi contro i kosovari serbi, la minoranza più colpita dalla situazione; almeno mille serbi sono stati uccisi e altrettanti sono stati rapiti. Il tema del ritorno degli sfollati è stato oggetto anche di un rapporto ONU presentato di recente a New York (8 maggio 2012) dall’ex Segretario Generale Ban Ki-Moon. Nel rapporto si evidenziava come il numero di atti di violenza ai danni delle minoranze sia raddoppiato nel corso del 2012 mentre il ritorno degli sfollati si sia dimezzato, creando, di fatto, una situazione di profondo distacco tra gli impegni assunti dal governo e la situazione reale sul territorio.
LA MANCANCA DI ENERGIA
In seguito all’auto-proclamazione d’indipendenza della regione, la rete elettrica è passata dall’ente serbo preposto al servizio del nuovo stato e ciò provoca a tutt’oggi un’irregolarità nel servizio di distribuzione, soprattutto nel confronto delle minoranze, che si vedono così privare di un elemento fondamentale per la conduzione di una vita “normale”. Le irregolarità nel servizio sono dovute sia a incompetenza tecnica nella produzione e distribuzione dell’energia; sia alla volontà di sopruso verso le minoranze. Il Kosovo soffre quindi di una cronica mancanza di energia in seguito alla quale i cittadini devono affrontare, senza possibilità di scampo, i problemi provocanti dai black-out provocati dal razionamento delle risorse messo in atto dalla KEK (Kosovo Energy Corporation).
Come nel resto della regione, anche questo settore non è rimasto immune da corruzione e mala gestione: il direttore per conto dell’UNMIK della centrale elettrica kosovara KEK, Jo Trutschler, fu infatti arrestato per aver sottratto alle casse dell’amministrazione internazionale milioni di euro, messi a disposizione da donatori internazionali per la ristrutturazione del sistema energetico kosovaro.
In considerazione di questo scenario e delle tensioni etniche ancora presenti è naturale e consequenziale che le maggiori sofferenze e disagi dei continui black-out ricada sulle minoranze, in particolare gli effetti provocati nella scuola che ci prefiggiamo di aiutare sono immediati e tangibili: il riscaldamento della scuola funziona infatti con delle grandi caldaie alimentate a legna. La mancanza di corrente elettrica impedisce alle pompe di funzionare e far arrivare l’acqua calda nei radiatori delle aule, lasciandole quindi fredde … e come è facilmente immaginabile, l’inverno in Kosovo e Metochia non è mite.
LE MINORANZE
A più di vent’anni dalla fine del conflitto sono in tanti a non sentirsi sicuri e il Kosovo ha ancora bisogno del sostegno e della presenza della forza internazionale: ci sono zone in cui la convivenza è ancora molto difficile – anzi impossibile – e zone in cui invece è diventato facile muoversi ma in generale, a sud dell’Ibar (il fiume che divide la città di Mitrovica in due con a nord i serbi, a sud gli albanesi, e sul ponte i Carabinieri a controllare) le comunità serbe sono piccole enclavi sempre più piccole. Per questo e mille altri motivi resta la paura da parte degli ultimi ”Ancora pochi giorni fa – afferma ad Ansamed padre Ilarion Lupulovic, igumeno del monastero di Draganac – il monastero ha subito altre minacce”, mentre addirittura sul cancello del monastero di Visoki Decani erano comparsi graffiti con la sigla dell’Uck (l’esercito di “liberazione del Kosovo”). Sono ancora in molti dunque a ritenere indispensabile la presenza internazionale e in particolare che gli italiani della Kfor (le forze di pace delle Nazioni Unite) non vadano via da Decani. La vede così anche Andrea Angeli, decano funzionari Onu nei Balcani, che esprime forti perplessità e preoccupazioni all’idea che i militari lascino definitivamente la custodia di quei luoghi dichiarati dall’Unesco Patrimonio mondiale. “Anche se dovesse rimanere un solo soldato in Kosovo, quel milite non potrà che stare a presidio del monastero di Decani – sostiene – Volenti o nolenti, dopo 15 anni di presenza ininterrotta la protezione di quei luoghi è divenuta una sacra responsabilità nazionale”’.
La scuola esiste dalla seconda guerra mondiale e dall’11 agosto 1992 è registrata con il nome di “Petar Petrovic Njegoš”. È tra le scuole più grandi del distretto del Kosovo-Moravia e ha un totale di 205 studenti e condivide gli spazi con la suola superiore Liceo “Dragi Popovic”.
Ci sono un totale di 12 aule, che vengono utilizzate alla mattina dalle 07:00 alle 12:30 dai studenti del liceo e il pomeriggio dalle 13:00 alle 17:35 dagli studenti della scuola elementare/media. La sede centrale si trova nel villaggio di Gornje Kusce, mentre altre classi sono dislocate nei villaggi di Stanišor, Gornji Makreš e Draganac. La scuola elementare/media centrale ha un totale di 175 studenti, la classe del distretto di Stanišor ha un totale di 14 studenti, la classe del distretto di Gornji Makreš ha un totale di 13 studenti e la classe del distretto di Draganac ha un totale di 3 studenti, il numero totale degli studenti iscritti alla scuola centrale e alle scuole distrettuali è appunto di 205 studenti, mentre nel liceo “Dragi Popović” ci sono 96 studenti.
A Gornji Kusac vivono circa 2.000 persone di nazionalità serba e per i bambini è organizzato il trasporto scolastico. Questi bambini vivono in un’enclave e sono privati di molte cose, qualsiasi aiuto migliorerebbe sensibilmente le condizioni di vita e consentirebbe alle lezioni di svolgersi nelle migliori condizioni possibili.
Per la realizzazione di questo progetto solidale possiamo contare ancora una volta sull’aiuto di un’azienda speciale della provincia di Bolzano, dal cuore alpino ma lo spirito internazionale, presente in 40 Paesi da cui opera in 82 mercati e che, oltre a rappresentare un successo della caparbietà del suo fondatore Robert Blaas, che fondò l’azienda nel 1991, e dalla passione del suo socio Peter Lang, rappresenta un modo di fare impresa attento al sociale. Ogni anno, infatti, l’azienda destina una parte di fondi a progetti di solidarietà e, inizialmente grazie soprattutto all’attenzione di Piergiorgio Sacchetti, l’azienda ha già supportato in maniera importante, tramite l’operazione Paprika, l’istituzione delle Cucine Popolari, in Kosovo e Metochia, e quindi le migliaia di persone che ne beneficiano ogni giorno grazie alla fornitura di macchinari per facilitare e migliorare il loro lavoro caritatevole; ha poi sostenuto il progetto Srecna Krava, contribuendo alla realizzazione di un caseificio in Republika Srpska e, sempre in RS, ha contribuito ad acquistare il nuovo pulmino per il Centro Diurno di Rudo.
ROTHO BLAAS srl
Via dell’Adige N. 2/1
39040, Cortaccia (BZ)
www.rothoblaas.it
Lunedì, 27 maggio 2024
Oggi abbiamo visitato la scuola e verificato che il generatore acquistato fosse arrivato e fosse funzionante. Abbiamo trovato il generatore perfettamente in ordine ma non ancora in sede per il semplice fatto che aspettavano noi per farlo. È stato quindi messo in sede e dal giorno successivo (28/5) è entrato in funzione.
L’occasione della nostra visita ha permesso inoltre di confermare il buono stato e utilizzo del laboratorio informatico (qui sotto Matteo con il direttore della scuola – è stato proprio all’interessamento di Matteo che il laboratorio è stato realizzato grazie alla sua intercessione con SPIRAX SARCO) che abbiamo realizzato lo scorso anno (Laboratorio “Federico Faggin”):
e riteniamo importante evidenziare questo aspetto per confermare alcuni aspetti fondamentali del nostro operare:
Ancora una volta desideriamo esprimere la nostra gratitudine a RothoBlaas per prezioso sostegno e complimentarci per la scelta aziendale di farlo, che non solo rappresenta un esempio di responsabilità sociale ma che soprattutto si traduce in concreto aiuto per moltissime persone. Grazie da parte di tutti noi e in nome di tutte le persone a cui possiamo essere utili con il vostro sostegno!
Un grazie speciale per il sostegno anche a Hans Friederich e Andrea di Verona! Grazie!